Dal punto di vista religioso e militare le crociate rappresentarono, tutto sommato, un fallimento: molte risorse furono sacrificate per risultati modesti e temporanei; la sincera fede di molti crociati fu spesso strumentalizzata e messa al servizio di interessi economici; i rapporti tra cattolici e ortodossi e fra cristiani e musulmani si ruppero in modo irreparabile.
La presa di Gerusalemme, 7 giugno-15 luglio 1099,
rappresentazione artistica del XIX secolo.
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Chi più si giovò delle Crociate, dal punto di vista economico e politico, furono la repubbliche marinare italiane. Già Amalfi, Venezia e Bari avevano iniziato relazioni mercantili con l'Oriente; ma queste, e altre città marittime, come Pisa e Genova, fornendo aiuto con le loro flotte ai crociati, riuscirono ad accaparrarsi importanti privilegi commerciali ad Antiochia, a Beirut, a Tripoli di Siria, a Gerusalemme, a Cipro, a Damasco, ad Aleppo, a Costantinopoli, a Salonicco, in Egitto e in altri paesi dell'Africa settentrionale. Genova, Pisa, Venezia, soprattutto che conquistò porti e basi commerciali in Grecia, nelle isole dell'Egeo, persino a Costantinopoli e affermò il suo indiscusso primato nei traffici con l'Oriente, furono all'avanguardia della mirabile espansione e conquistarono il monopolio dei traffici con l'Oriente, diffondendo in Europa i prodotti delle più lontane terre asiatiche. La ricchezza che ad esse ne derivò fu di grande giovamento all'economia di molte regioni italiane.
Notevoli vantaggi vennero dalle Crociate alla cultura, poiché resero possibile un proficuo incontro della civiltà europea con quella araba e con quella bizantina; l'arte, la scienza e la filosofia ebbero allora un nuovo impulso e la possibilità di spaziare verso più ampi orizzonti. Tornando in Europa crociati e mercanti portarono con sé testi greci o arabi di filosofia, medicina, chimica, matematica, astronomia.
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