[...]
Dunque chi crede di poter tramandare un’arte affidandola all'alfabeto e chi a sua volta l’accoglie supponendo che dallo scritto si possa trarre qualcosa di preciso e di permanente, deve esser pieno d’una grande ingenuità, e deve ignorare assolutamente la profezia di Ammone se s’immagina che le parole scritte siano qualcosa di più del rinfrescare la memoria a chi sa le cose di cui tratta lo scritto. Fedro – È giustissimo. Socrate – Perché vedi, o Fedro, la scrittura è in una strana condizione, simile veramente a quella della pittura. I prodotti cioè della pittura ci stanno davanti come se vivessero; ma se li interroghi, tengono un maestoso silenzio. Nello stesso modo si comportano le parole scritte [...]».
Platone, Fedro, 274 c-276 a.
Nel Fedro di Platone è presente la critica di Socrate a chi crede di sapere, ma non sa, la cui filosofia è prettamente orale fondata sul dialogo. Quindi viene criticata la scrittura poiché sovrasterà la memoria, nel senso che coloro che impareranno l'arte della scrittura eserciteranno di meno la memoria, la quale secondo il filosofo è una nobile funzione intellettuale. Non serve solo “mandare a memoria” informazioni, date, nomi, formule o simili. Occorre acquisire davvero scienza delle cose, non solo scienza dei loro nomi. Platone, tramite Socrate, vuole mettere in guardia:
«Di tutti coloro che hanno scritto e scriveranno, affermando di conoscere quello di cui io mi occupo, o per averlo ascoltato da me o da altri o per averlo scoperto da soli, posso dire che, a quanto pare, non ne capiscono nulla».
Quindi saper scrivere riguardo ad un argomento non implica conoscerlo.
fonti:
http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaS/SOCRATE_%20IL%20RIFIUTO%20DELLA%20SCRITT.htm
SKEPSIS, Dalle origini ad Aristotele, Gianni Gentile, Luigi Ronga, Mario Bertelli, Gruppo Editoriale Il Capitello
SKEPSIS, Dalle origini ad Aristotele, Gianni Gentile, Luigi Ronga, Mario Bertelli, Gruppo Editoriale Il Capitello
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